L’Arma dei Carabinieri in provincia di Reggio Calabria e il suo divenire in questa terra è analizzata, in questo studio, attraverso il cospicuo carteggio che si conserva negli Archivi Militari e nell’Archivio di Stato della Città Metropolitana, con particolare riferimento agli eventi più significativi registrati dall’Unità d’Italia sino ai Moti di Reggio Calabria (1970), così come percepiti e analizzati dai Carabinieri attraverso le loro attività documentali, informative e certificative.
L’analisi riguarda l’organizzazione del Corpo dei Carabinieri Reali nelle Provincie Napoletane (1860) e il suo primo scompartimento a Reggio Calabria, nonché la funzione e la rilevanza della Stazione dei Carabinieri, intesa quale presenza stabile della forza pubblica nel territorio, così come riconosciuta dalla popolazione e dalle Amministrazioni comunali e provinciali del tempo.
La tematica delle Stazioni prosegue con l’illustrazione delle difficoltà incontrate in relazione al loro primo impianto, alla scelta della loro ubicazione, al loro adeguamento nel corso del tempo e al difficile passaggio, a seguito del terremoto del 1908, alle baracche-caserme, in attesa della sistemazione definitiva che ha richiesto decenni prima della risolutiva definizione.
Segue una disamina, in ordine cronologico, dei principali accadimenti che hanno interessato la provincia, che offre una valutazione complessiva non riferita esclusivamente all’analisi delle dinamiche criminali, e dunque delle carte processuali, ma del territorio, della percezione del pericolo e del bisogno di soccorso di una popolazione funestata da terribili calamità naturali e caratterizzata, nei paesi più isolati, da obiettive carenze di vie di comunicazione e di rinnovamento e dalla difficoltà di sopravvivenza di quegli abitati.
Il carabiniere, in queste terre, ancor prima che rigido tutore della legge si è rivelato, al di là di qualsivoglia retorica, colui che da sempre è vicino al più debole, a chi reclama aiuto, conforto e protezione: nei periodi bellici, nel contrasto alla malavita e nella lotta al più cruento banditismo, nei fermenti politici e nei conflitti sociali, durante e dopo le alluvioni e i terremoti, in una prossimità concreta fondata sulla piena condivisione delle avversità, su una profonda conoscenza del territorio e sulla comprensione dei suoi abitanti.