Storia Militare
L’importanza militare di pastrengo nel 1800
di Alfonso Magro
L’Impero Austriaco e il Regno Lombardo – Veneto
Nella prima metà del 1800, la frontiera fra l’Impero Austriaco e il Regno Lombardo – Veneto, posto alle dirette dipendenze di Vienna, seguiva lo stesso tracciato che ora esiste fra l’Italia e la Svizzera a nord ovest, con il Piemonte e l’Emilia Romagna ad ovest e a sud, fra l’Italia e la Slovenia ad est, fatte salve le modifiche territoriali apportate alla fine del secondo conflitto mondiale e, infine, con la stessa Austria a nord est, che peraltro arrivava ad occupare l’attuale Trentino – Alto Adige, allora facente parte della provincia del Tirolo.
In quest’ultimo tratto la linea di confine formava un ampio saliente rivolto verso sud, con l’asse lungo la valle del fiume Adige, che si rivelava particolarmente favorevole all’Austria, perché oltre a spingersi a breve distanza dalla pianura padana, conteneva anche la principale via di facilitazione, proveniente dal passo del Brennero e diretta al Quadrilatero, situato in posizione baricentrica nel territorio del Regno Lombardo – Veneto.
Dalla valle dell’Adige, che permetteva di comunicare direttamente con Verona, si diramavano sette vie laterali verso le città più periferiche del Regno, di cui quattro in Lombardia e tre nel Veneto, che in particolare comunicano con:
– Milano, attraverso il passo dello Stelvio e la Valtellina;
– Bergamo, attraverso il passo del Tonale e la Val Camonica;
– Brescia, dal lago d’Idro e lungo le valli Giudicarie;
– Brescia, dalla valle del fiume Sarca e per la strada costiera occidentale del lago di Garda;
– Padova, dal lago di Caldonazzo e percorrendo la Valsugana;
– Vicenza, lungo la Vallarsa e attraverso il passo Pian delle Fugazze;
– Vicenza, percorrendo la valle Terragnolo e superando il passo di Borcola.
Fino al 1848 le sopraccitate vie di comunicazione si trovavano in un ambiente di sicurezza effettiva, poiché il loro percorso era protetto sia dalla morfologia del terreno montano in cui scorrevano, sia dalla notevole distanza che intercorreva con i confini del Regno Lombardo – Veneto.
Durante la prima guerra per l’indipendenza d’Italia, tuttavia, quando l’Armata Sarda, coadiuvata dai contingenti degli Stati preunitari e dai volontari accorsi da ogni parte della Penisola, invase il Regno, le vie di comunicazione austriache diventarono per gli avversari delle direttrici di penetrazione.
Nel corso del conflitto, infatti, mentre il grosso dell’Armata Sarda esercitava sforzi offensivi contro le piazzeforti del Quadrilatero, i Corpi di volontari condussero azioni concomitanti ai passi dello Stelvio e del Tonale, nonché al lago d’Idro; il 30 aprile 1848, la stessa Armata Sarda s’impossessò di Pastrengo, per interdire la via di comunicazione della valle dell’Adige e, due mesi più tardi, si spinse anche sulla piana a nord di Rivoli (ora Rivoli Veronese), occupando poi alcune posizioni sul monte Baldo.
Alla fine della guerra il Comando Supremo austriaco, tenuto conto delle minacce messe in atto dagli avversari contro la valle dell’Adige, decise di rafforzarne il naturale valore impeditivo nel suo tratto più angusto con opere di fortificazione permanente: fra il 1849 e il 1852 vennero costruiti quattro forti, uno sulla destra del fiume, il forte Wohlgemuth (ora di Rivoli) e tre sulla sinistra, il forte Chiusa Veneta, il forte Hlawaty (ora di Ceraino) e il forte Mollinary (ora di Monte).
Nel decennio da 1848 al 1859 gli austriaci rafforzarono le difese di Verona con la costruzione di undici forti sulla destra dell’Adige e uno sulla sinistra, realizzando un campo trincerato posto a una distanza media di 1.500 metri dalla cinta magistrale asburgica; nel medesimo periodo gli stessi consolidarono anche le difese di Peschiera del Garda, costruendo un campo trincerato su undici forti, disposti a semicerchio nelle campagne e sulle alture meridionali della città.
La posizione determinante di Pastrengo
Nel 1859 scoppiò la seconda guerra per l’indipendenza d’Italia, combattuta dagli austriaci contro la coalizione sardo-francese, che venne condotta in Piemonte e in Lombardia e che, solo nella fase finale, fu marginalmente portata sui territori occidentali del Quadrilatero; la stessa terminò con l’armistizio di Villafranca, in cui si concordò, fra l’altro, la cessione della Lombardia alla Francia, che a sua volta la cedette al Regno di Sardegna, a meno delle piazzeforti di Peschiera del Garda e di Mantova.
Con la cessione della Lombardia, le quattro vie di comunicazione dirette verso le città lombarde per l’Austria persero di efficacia e, al tempo stesso, acquisì importanza predominante quella della valle dell’Adige, per l’alimentazione tattica e logistica delle unità dislocate nel Quadrilatero: si ritenne, quindi, necessario rafforzare ulteriormente tale via con opere di fortificazione permanente, da porre in sistema con le piazzeforti di Verona e di Peschiera del Garda.
La scelta della zona in cui costruire le fortificazioni cadde su Pastrengo e, in particolare, sui cordoni collinari che, partendo da Piovezzano e rasentando la riva destra dell’Adige, si sviluppano in senso meridiano e circondano da est la stessa città di Pastrengo.
Le citate alture, esaminata la morfologia del terreno, sono risultate idonee allo scopo in quanto:
– si trovavano in posizione baricentrica fra Verona e Peschiera del Garda, rispettivamente a quindici e a tredici chilometri in linea d’aria;
– offrivano, nel loro insieme, una visuale a giro di orizzonte con la linea mediana rivolta a sud, fatta eccezione per un settore di circa 50° gradi nella direzione del nord;
– controllavano, verso oriente, due zone della valle dell’Adige e, in particolare, la piana di Bussolengo e di Pescantina, nonché la strada che da Ponton si biforca per Rivoli e per Volargne;
– sbarravano la direttrice di penetrazione, che passando ad occidente di Pastrengo e di Piovezzano, s’infiltrava in direzione di Affi e raggiungeva l’Adige a nord di Rivoli, aggirando le difese della chiusa di Ceraino (la stessa su cui ora scorre l’autostrada A-22 del Brennero).
Sulla base di tali valutazioni e tenuto conto dei condizionamenti imposti dal terreno, durante il solo 1861 nel territorio di Pastrengo vennero costruiti quattro forti, caratterizzati da un elevato valore impeditivo e da vasti campi di vista e di tiro: il forte Degenfeld (ora di Piovezzano) nel colle a nord dell’abitato, il forte Benedek (ora monte Bolega) immediatamente a sud ovest di Pastrengo, il forte Nugent (ora Poggio Pol) e il forte Leopold (ora Poggio Croce), entrambi sul monte San Martino (ora poggio del Telegrafo) a sud est di Pastrengo.
Quattro anni più tardi, l’importanza militare di Pastrengo venne confermata con la costruzione del Telegrafo Ottico sul monte San Martino, in posizione intermedia fra i forti Nugent e Leopold, per la trasmissione di messaggi alle fortezze del Quadrilatero e alle fortificazioni della chiusa di Ceraino.
Bibliografia: Delibori M., Guida ai forti austriaci ed italiani del Monte Baldo, della Val d’Adige e di Pastrengo, Editrice Grafiche P2, Verona, 1996; Fogliani T., Geografia fisica e politica, Carlo Voghera, Tipografo di S.M., Roma, 1885; Jacobacci V., La piazzaforte di Verona sotto la dominazione austriaca 1814 – 1866, Artegrafica, Verona, 1980; Meneghelli F., Verona – Un territorio fortificato, Grafiche Antiga, Crocetta del Montello, 2011; Pelosio U., Le fortificazioni nel veronese – Evoluzione e armamento 1830 – 1915, Comando FTASE – Edizione fuori commercio, Verona, 1986.
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